mercoledì 3 febbraio 2016

L'aria era disgustosamente ammorbata; i bambini piangevano e vagivano in continuazione.


Maria Grazia Fida
Pedagogista e scrittrice
Scrive il cappellano cattolico: "Nel pomeriggio di oggi, verso le 14,30, i cappellani militari Tewes e Wilczek, del reparto ospedaliero 4/607, sono venuti da me e dal mio collega evangelico per informarci di quanto segue: alcuni soldati tedeschi li avevano avvertiti che in una casa erano rinchiusi in condizioni insostenibili dei bambini ebrei di un'età tra i pochi mesi e i 5/6 anni, i cui genitori erano stati evidentemente fucilati; li sorvegliava la milizia ucraina. Il loro pianto continuo era avvertibile dalle case vicine... mi sono recato personalmente a questa casa con i due cappellani e il mio collega evangelico Kommann, trovando la seguente situazione: nel cortile antistante la casa, da cui si udivano chiaramente i pianti e i vagiti dei bambini, si trovavano una sentinella ucrania, un certo numero di soldati tedeschi e alcune ragazze ucraine. Entrati subito nella casa senza venir ostacolati, abbiamo trovato circa 90 bambini (li ho contati) dell'età tra i pochi mesi e i 5, 6, 7 anni... Le due stanze in cui si trovavano i bambini - accanto ce n'era una terza vuota - erano nella massima sporcizia. I bambini erano sdraiati o seduti sul pavimento coperto dei loro escrementi. Sulle gambe e sulla parte inferiore del corpo seminudo dei bambini erano posate grosse mosche. Alcuni più grandicelli (2,3,4 anni) grattavano l'intonico della parete per mangiarlo. Due uomini, all'apparenza ebrei, cercavano di pulite le stanze. 
L'aria era disgustosamente ammorbata; i bambini, specialmente quelli di pochi mesi, piangevano e vagivano in continuazione. I soldati presenti erano come noi molto scossi da questo incredibile spettacolo ed esprimevano la loro indignazione... Il giorno prima, verso sera, erano partiti da lì, per tre volte, camion carichi di bambini, alla presenza costante di un funzionario del SD. L'autista del camion gli aveva raccontato che si trattava di figli di ebrei ed ebree già uccisi e che si portavano anche loro a fucilare; li avrebbe fucilati la milizia ucraina.

Analoga relazione dà il cappellano evangelico che, dopo aver accennato alla sete dei bambini, conclude: "Poichè ritengo del tutto indesiderabile che tali cose avvengano pubblicamente, ne ho dato comunicazione" (pp. 112 - 114).

Penso che parlare di Dio oggi significhi lasciarsi provocare da storie come queste. E la domanda che emerge da tanti scritti è seguente: dov'era Dio? pechè ai taciuto e tace? se c'è una voce, qual è la sua voce?
Al riguardo ci illumina l'esperiena di Liana Millu: quel suo essere sdraiata sul prato di Auschwitz nel pomeriggio di una domenica, mentre sfinita guarda davanti a sè il grande forno crematorio, vede dietro di sè il muro, oltre il muro le montagne e intuisce che il forno crematorio non è la fine di tutto, perchè al di là delle montagne c'è ancora altro, c'è un mistero. 

La fede è sempre poca nel credente, è sempre carente in tutti i cristiani, rivela Matteo, e perciò sul credente incombe sempre l'urgenza di aprirsi ad una fede più grande! E tuttavia la fede, anche se esigua, anche la minima ipotizabile, anche se ridotta alle dimensioni di un granello di senapa, racchiude sempre in sè una potenza straordinaria...

Sì la nostra fede di credenti è sempre poca e anche quando noi volessimo accrescerla non ci resta che l'invocazione... In noi infatti abita l'incomprensibile, l'enigma è costituito del nostro essere, e regioni non evangelizzate, abissi di incredulità sono nel nostro più profondo... Ci sono in noi delle zone sulle quali non possiamo nulla, acque in cui sprofondiamo se non invochiamo colui che ci può afferrare: "Kjrie sòson!", "Signore salva!". 

Sì, è l'oligopistìa per la quale possiamo gridare, come registra il vangelo di Luca: "Signore aumenta la nostra fede" (cf Luca 17,5). Sì, è la poca fede, quasi la non fede, l'apistìa, ma di fronte ad essa possiamo invocare: "Io credo, aumentami nella mia incredulità!" (Marco 9,24).
Il credente però a volte può trovarsi in una situazione di non fede, di non adesione perchè il Dio su cui vorrebbe fare affidamento, il Signore al quale vorrebbe restare legato si ritrae, nasconde il suo volto, si fa muto e si avvolge di tenebra. Al posto della fede c'è allora oscurità e confusione nel credente, e c'è assenza di Dio invece di presenza, mutismo invece di parola, e silenzio di Dio.